Ing. Simone Esposito

L’Ing. Simone Esposito si laurea all’Università dell’Aquila con una tesi incentrata sulle soluzioni innovative per la mobilità urbana.

Profondamente toccato dal terremoto del 2009, ha percepito quella tragedia non solo come un duro colpo per la sua città ma anche come un momento di riflessione cruciale sull’architettura, vista come mezzo essenziale per ricucire il tessuto urbano e sociale delle comunità devastate. Nel 2012, insieme all’architetto Daniel Caramanico, all’ingegnere Federico Sorgi e altri colleghi, fonda VIVIAMOLAq, un’associazione no-profit con la quale ha avuto modo di sperimentare l’architettura partecipata attraverso realizzazioni tangibili. La sua esperienza professionale inizia nelle realtà locali, dove ha potuto contribuire attivamente alla ricostruzione post-terremoto, seguendo da vicino importanti cantieri della ricostruzione. Nel 2014, collabora con l’Università degli Studi dell’Aquila, occupandosi del monitoraggio e studio del processo di ricostruzione urbana, lavorando a stretto contatto con l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione. Dal 2015 è uno dei soci fondatori dello studio LAP architettura, uno degli studi italiani più promettenti e coinvolti nello sviluppo di progetti sociali e culturali basati su un nuovo modello di progettazione partecipativa, con sede a Pescara.

Simone Esposito

“Credo che il seme del mio desiderio di diventare architetto sia stato piantato in me fin da bambino, quando osservavo mia madre, appassionata di pittura, esprimere la sua creatività in modo naturale e autodidatta. Ho fisso nella mia memoria il giorno in cui la colsi a dipingere il ritratto di mia sorella con un cotton fioc… Probabilmente è stato questo impulso iniziale che, durante i primi anni universitari, si è trasformato in una vera e propria ossessione mentre mi immergevo nei primi progetti di architettura. Fu un momento di rivelazione. È stato infatti in quel frastuono di idee e creatività che ho compreso che l’architettura è molto più della semplice realizzazione di edifici: rappresenta un intricato intreccio di elementi che modellano gli spazi in cui viviamo e lavoriamo. È una forma d’arte che trascende l’estetica e abbraccia i bisogni umani, i fattori sociologici, psicologici e ambientali. Questa presa di coscienza ha alimentato in me una passione che si è sviluppata nel corso degli anni, spingendomi a esplorare sempre più a fondo il potenziale trasformativo dell’architettura sulla qualità della vita e sul tessuto sociale delle comunità in cui mi trovo.” Ing. Simone Esposito

Ing. Simone Esposito

Simone Esposito

L’Ing. Simone Esposito si laurea all’Università dell’Aquila con una tesi incentrata sulle soluzioni innovative per la mobilità urbana.

Profondamente toccato dal terremoto del 2009, ha percepito quella tragedia non solo come un duro colpo per la sua città ma anche come un momento di riflessione cruciale sull’architettura, vista come mezzo essenziale per ricucire il tessuto urbano e sociale delle comunità devastate. Nel 2012, insieme all’architetto Daniel Caramanico, all’ingegnere Federico Sorgi e altri colleghi, fonda VIVIAMOLAq, un’associazione no-profit con la quale ha avuto modo di sperimentare l’architettura partecipata attraverso realizzazioni tangibili. La sua esperienza professionale inizia nelle realtà locali, dove ha potuto contribuire attivamente alla ricostruzione post-terremoto, seguendo da vicino importanti cantieri della ricostruzione. Nel 2014, collabora con l’Università degli Studi dell’Aquila, occupandosi del monitoraggio e studio del processo di ricostruzione urbana, lavorando a stretto contatto con l’Ufficio Speciale per la Ricostruzione. Dal 2015 è uno dei soci fondatori dello studio LAP architettura, uno degli studi italiani più promettenti e coinvolti nello sviluppo di progetti sociali e culturali basati su un nuovo modello di progettazione partecipativa, con sede a Pescara.

“Credo che il seme del mio desiderio di diventare architetto sia stato piantato in me fin da bambino, quando osservavo mia madre, appassionata di pittura, esprimere la sua creatività in modo naturale e autodidatta. Ho fisso nella mia memoria il giorno in cui la colsi a dipingere il ritratto di mia sorella con un cotton fioc… Probabilmente è stato questo impulso iniziale che, durante i primi anni universitari, si è trasformato in una vera e propria ossessione mentre mi immergevo nei primi progetti di architettura. Fu un momento di rivelazione. È stato infatti in quel frastuono di idee e creatività che ho compreso che l’architettura è molto più della semplice realizzazione di edifici: rappresenta un intricato intreccio di elementi che modellano gli spazi in cui viviamo e lavoriamo. È una forma d’arte che trascende l’estetica e abbraccia i bisogni umani, i fattori sociologici, psicologici e ambientali. Questa presa di coscienza ha alimentato in me una passione che si è sviluppata nel corso degli anni, spingendomi a esplorare sempre più a fondo il potenziale trasformativo dell’architettura sulla qualità della vita e sul tessuto sociale delle comunità in cui mi trovo.” Ing. Simone Esposito